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Lupi dentro, Edoardo Nesi

La cosa piú importante è che I lupi dentro – sí, questa sta in una canzone dei The Doors (non i Doors ‘gnurant) – è una storia, cioè una roba da cui impari qualcosa, perché le storie sono questo, macchine per l’apprendimento che ricalcano il modo che abbiamo di imparare le cose. E in Italia questa pratica qui, quella di raccontare storie, ormai la fanno in pochi tra quelli che pubblicano libri.
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La seconda è che Federico Carpini è un evasore fiscale, un cocainomane passionale, un cappone cafone pieno di soldi che gira con una Porsche blu sgasata, un puttaniere orgoglioso (di quelli per cui i trans sono meglio perchè hanno il culo piú alto e piú duro), un sessista che si scopa la segretaria (“proprio una che ci sa fare, cosí riconoscente…”), un razzista (di quelli che chiedono “ma tu da dove vieni veramente?”), un provinciale, un sentimentale delle cose grandi (di quelli per cui la bellezza è certificabile in un modo solo, con un prezzo, alto), uno di cui la gente dice “ma è tanto una cara persona, proprio buono come il pane”. Un italiano vero insomma e quindi un fascista che racconta bene le barzellette sporche.
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La terza è che chi in questa storia, per un attimo, diventa il giudice del Carpini – tu, insomma, oh lettore, dall’alto del tuo piedistallo perbenista e moralista e anche un po’ woke – alla fine è solo un Carpini senza palle (non me ne si voglia, uso il termine per coerenza stilistica con il romanzo recensito). Sono tutti figli di papà di una Prato (una Milano, una Roma, una quellachevuoi) decadente che si ritrovano con le pezze al culo per non aver capito che il loro tempo è ormai finito, finito da un pezzo.
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La quarta è che il ritmo è pazzesco e la voce misera e affilata e racconta di personaggi che ti fanno imbestialire per quanto sono viziati, ma lentamente ti ipnotizzano e ti fottono e, mentre li vedi crollare, non resisti, è piú forte di te, dentro senti una vocina che le vorrebbe salvare, ste gran teste di cazzo che hanno rovinato il paese.
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Maledetto Nesi, questa volta mi hai quasi fatto dimenticare che ti odio, te e tutti quelli come te.